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Giancarlo Macciantelli©2013

Salesiani in Medio Oriente

Due Salesiani, originari del Comune di Lizzano in Belvedere nel nostro Appennino, in Medio Oriente.
In Medio Oriente, nella comunità Salesiana (S.D.B.) ha vissuto un sacerdote, originario di Lizzano in Belvedere, Don Celso Farneti dal 1933  sino alla Sua morte avvenuta nel 1977. 
Attualmente, un altro Salesiano, nativo di Gabba, Don Alfredo Picchioni, è in Medio Oriente. Don Alfredo è vissuto per lunghi anni in Iran al tempo dello Shah e dei primi anni della rivoluzione islamica di Khomeini . Dal 1966 al 1984 è stato Ispettore della Ispettoria del Medio Oriente (MOR) “Gesù Adolescente”.
Ora è in Libano (El  Houssoun) dove risiede e lavora e dove ha portato avanti i lavori per la nuova casa di Al Fidar. In precedenza è stato ad Adigrat (Ethiopia) e a Zeitun (Egitto) nel 1985, e nel Centro Giovanile di Kamishly (Siria) nel 1986, ad Addis Ababa e nella Cattedrale di Istanbul nel 1989, a Kafroun (Siria) nel 1991; al momento  è a Betlemme. 
La presenza Salesiana in Medio Oriente risale  al 1891. Ora è attiva in otto nazioni,  con  16 Opere dei Salesiani di Don Bosco e 12 Opere  delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore Salesiane). 
Sono migliaia e migliaia i giovani che nell’arco di un secolo sono passati in quelle scuole, oratori e centri giovanili. 
Sin dall’inizio i Salesiani hanno dovuto confrontarsi  con enormi difficoltà : la povertà generale ed il sottosviluppo dei territori; le severe restrizioni governative per costruzione di scuole e chiese. 
Poi nel 1911 la guerra Italo-Turca intralciò l’attività dei sacerdoti, in maggioranza italiani.  
Durante la prima guerra mondiale 1915/1918 i Salesiani dovettero subire frequenti perquisizioni,  sequestri e restrizioni di ogni genere. Nel 1917 la situazione si aggravò al massimo con l’invio dei ragazzi in orfanotrofi diretti da turchi; alcuni sacerdoti furono deportati in esilio dove qualcuno morì. Al termine della prima guerra mondiale, i Salesiani dovettero ripartire da zero, poiché gli edifici erano severamente danneggiati.
Nel periodo 1920/1940 si verificò una forte immigrazione ebraica, dopo la famosa “Dichiarazione di Arthur J.Balfour” del 2/11/1917, favorita dall’Inghilterra durante il suo Protettorato  (1917/1948) ed intensificatesi ai tempi del nazismo, tutto ciò irritò sempre più la popolazione araba.
Si formò un gruppo di ribelli – che fece esplodere una guerriglia, e che condizionò qualsiasi attività. La lotta si acuì negli anni ’30 e conobbe punte drammatiche anche nella zona in cui si trovava la casa di Beit Gemal.             Durante la seconda guerra mondiale (1940/1945) l’attività Salesiana subì una battuta d’arresto. In Palestina furono internati tutti i Salesiani italiani e tedeschi. Rimasero aperte solo le scuole di Beit Gemal condotte da Salesiani non italiani, e quella di Haifa retta da un solo Salesiano.
L’attività delle Opere Salesiane in Terra Santa riprese praticamente nel 1946 ma, nel 1948 a causa del conflitto arabo-israeliano, la scuola di Haifa fu costretta a chiudere.
Il 29/11/1947 l’O.N.U. votò la spartizione della Palestina, tra Arabi ed Ebrei.  Con la formazione dello Stato di Israele (1948) la Terra Santa  venne divisa in due zone distinte e separate da frontiere militari.
L’Opera Salesiana di Nazareth continuò come scuola professionale, invece a Beit Gemal l’attività salesiana si ridusse per mancanza di allievi arabi e per l’impossibilità di accedere all’ambiente ebraico.
In Cisgiordania, la scuola di Betlemme si trasformò in Istituto Tecnico Professionale; a Cremisan fu ospitato lo Studentato Filosofico sino al 1956, poi sostituito da quello Teologico nel 1957.
Nel 1967 la Cisgiordania divenne “Zona occupata”. La continua emigrazione di famiglie cristiane modificò la fisionomia di Betlemme che, da quasi totalmente cristiana, divenne prevalentemente musulmana. Gli alunni erano per oltre il 60% di religione islamica e ciò garantì ancora la validità della presenza Salesiana in Betlemme.   
Ma, molto tempo prima che i Salesiani giungessero in Medio Oriente, accadde che un giorno a Beit Giala presso Betlemme, un giovane sacerdote professore e direttore spirituale del Seminario Patriarcale, venne avvicinato da un ragazzo dodicenne, Issa Safadi, che mostrava gli evidenti segni di una povertà alle soglie della miseria. Il ragazzo aveva fame , ma non osando mendicare un boccone, offrì al sacerdote il proprio aiuto. Era il Capodanno del 1863. Issa Safadi non aveva più la mamma, il padre era cieco ed inabile al lavoro, l’abitazione ridotta ad un tugurio.  
Il sacerdote era Don  Antonio Belloni, 31 anni, nativo di Borgo S.Agata presso Oneglia. Sacerdote dal 1857 e missionario nel Patriarcato Latino di Gerusalemme, Don Belloni non ebbe indugi : accolse Issa, gli assicurò il pane e lo vestì a nuovo. Lo curò spiritualmente preparandolo alla prima comunione, poi gli trovò un posticino di lavoro adatto, presso un laboratorio di oggetti ricordo.            La notizia del generoso gesto si diffuse rapidamente e non mancò chi pensava che il sacerdote possedesse fondi per aiutare i più poveri del paese. Ed ecco che un padre venne a presentare i suoi due figli : Daùd e Hanna Sus.   I cenci che indossavano non bastavano per ricoprirli decentemente. Don Belloni, con l’aiuto di Don Vincenzo Bracco (futuro Patriarca di Gerusalemme a soli 38 anni) , adattarono una talare ed un soprabito e vestirono i due ragazzi.
I casi pietosi si presentarono in continuazione e gli orfani divennero un gruppetto. L’idea di aprire un orfanotrofio cattolico si affacciò ben presto a Don Belloni (definito : Abulyatama, cioè padre degli orfani) che nel 1864 trovata una casa in Betlemme, lungo la via principale (l’attuale Star Street) iniziò la sua opera umanitaria e cristiana.
In breve i giovani raggiunsero il numero di venticinque. Ma occorreva pensare al vitto, all’alloggio, al vestiario ed anche alla formazione, alla disciplina ed al lavoro.
Due preziose amicizie risalgono a quell’epoca.
Una è quella con il canonico belga A.J. Verdure di Tournai (morto nel 1898) che assicurò sin dal 1868 il pane quotidiano ed un canale attraverso il quale giunsero i mezzi di sussistenza.
L’altra è quella con il Marchese De Bute, inglese, che nel 1869 offrì il denaro per l’acquisto di una tenuta di circa 600 ettari su cui in seguito sorse la scuola agricola di Beit Gemal, per il cui completamento occorsero circa dieci anni. I due “padri dei poveri” : Don Giovanni Bosco ed il canonico Don Antonio Belloni, si presentavano quindi con somiglianze ed affinità sorprendenti nell’impostazione e nei metodi di educazione della gioventù, pur nella meravigliosa irripetibilità di “personalità”, di ambiente e di vicende in cui  svolsero il loro apostolato tra i giovani. 
Don Belloni era ligure ed in Liguria Don Bosco aveva avviato istituzioni già nel 1870 e due anni dopo se ne contavano almeno tre. Le opere in favore dei giovani poveri, destarono l’ammirata attenzione di Don Belloni. Era naturale che egli impostasse i propri istituti sul modello di Don Bosco. L’opera di Don Bosco presentava ormai un esempio su cui modellarsi. I due fondatori ne avevano parlato assieme intorno al 1874.
Nel 1890 furono sufficienti poco più di due mesi per far giungere in porto le pratiche e le documentazioni richieste per la fusione delle due Congregazioni : La Santa Famiglia di diritto diocesano (Don Belloni) e la Società Salesiana di diritto pontificio (Don Bosco).  
Nel gennaio 1891 il canonico Don Belloni, durante un viaggio in Europa in cerca di sussidi, chiese al Beato Don Michele Rua – primo successore di Don Bosco – di inviare due Salesiani (Don Giovanni Battista Useo e Don Ruggero Corradini) a Betlemme affinché preparassero l’arrivo del gruppo principale composto da sette Salesiani e cinque Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore Salesiane). Circa tre mesi dopo altri sedici Salesiani partirono per il Medio Oriente.
Calorose accoglienze furono riservate ai Salesiani, in quanto erano note le loro capacità di aiuto ai giovani. Le Case fondate da Don Belloni,  divennero Salesiane in Terra Santa. 
Ma, oltre alle svariate difficoltà quotidiane che si presentavano con una certa frequenza, un serio problema di fondo doveva essere risolto, ed era quello dei nuovi rapporti tra l’Opera di Don Belloni ed il Patriarcato Latino di Gerusalemme da un lato e dall’altra con la Propaganda Fide e la Congregazione Salesiana. Vi furono trattative lunghe e laboriose.  
Nel 1895 il Beato Don Michele Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani, giunse a Gerusalemme in visita alle tre Case Salesiane ad ognuna delle quali attribuì un titolo: chiamò quella di Betlemme, Casa della Fede; quella di Cremisan, Casa della Speranza e quella di Beit Gemal , Casa della Carità. 
Nel 1902 il gruppo delle Case Salesiane in Medio Oriente formò una Ispettoria autonoma e poté contare sulla presenza di settantacinque Confratelli.             Da quell’anno si sono succeduti ben 15 Ispettori Salesiani in Medio-Oriente.( I Rev.Don Nai, Don Cardano, Don Sutera, Don Puddu, Don Gatti, Don Nigra, Don Canale, Don Garelli, Don Laconi, Don Morazzani, Don Ottone, Don Pozzo, Don Picchioni, Don Murru, e Don Gianazza). 
Questa è la realtà in cui svolse il proprio apostolato Don Farneti e dove ora Don Picchioni continua la presenza Salesiana.

Dal volume:”Don Bosco in Terra Santa 1891/1991”
           Edito da:Franciscan Printing Press – Jerusalem.