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Giancarlo Macciantelli©2013

La fame e la delusione


 

Nei mesi di  Maggio e Giugno 1945 la mia famiglia era ancora nella casetta di Gaggio Montano, in quanto la ferrovia Porretta-Bologna non poteva funzionare, poiché i tedeschi con una potente locomotiva dotata di un grossissimo arpione, avevano tagliato le traversine di legno che collegavano i due binari. 

La statale 64 era minata e quindi  impraticabile in diversi tratti. Per noi ora la guerra era da considerarsi lontana e finita.

Ma come potevo non ricordare ciò che era accaduto nel primo trimestre del 1945.

All'inizio di Aprile 1945 la linea del fronte si era allontanata da Gaggio Montano. 

Verso la fine di Febbraio, la FEB aveva cacciato i tedeschi da Monte Castello. 

In quel periodo, le cannonate erano su Montese.

Varie truppe alleate tentavano l'assalto a Montese, definita dal giornale brasiliano  "O Cruzeiro do Sul" < a cidade fantasma >, ma senza successo.

Solo la gloriosa Divisione brasiliana, a costo di gravi perdite, riuscì ad entrare in città espugnando all'arma bianca i tedeschi asserragliati tra le rovine delle povere case.

A  Gaggio Montano  nel frattempo erano rimasti solo pochi gruppi di PRACINHAS, per cui l'alimentazione per i civili tornò precaria. 

Le cucine brasiliane avevano seguito le loro truppe. 

Sapevamo che nei pressi della spiaggia del fiume  Reno, in Porretta Terme, c'erano grandi tende nord-americane con dentro vettovagliamento vario. 

La fame di noi ragazzi ci faceva intravedere con la fantasia, grandi casse in legno strapiene di scatolette di carne e di pacchi di cioccolate.

Una pacchia!

Tali pensieri aumentavano il nostro "appetito".

Non rimaneva altro che scendere a Porretta Terme e tentare anche l'impossibile.

E così facemmo.

L'alternativa era quella tra l’assaggiare le leccornie alimentari USA e le bastonate impartite con i duri sfollagente, lunghi circa mezzo metro, dagli M.P. nord-americani.

La scelta  cadde sulla possibilità di riempire lo stomaco.

Con molta cautela, ci avvicinammo alle  grandi tende.

Attendemmo che uno "spilungone  M.P." USA  si allontanasse per il solito giro di controllo e di ispezione. 

Velocemente, strisciando per terra, ci infilammo sotto alla prima tenda. 

Lo spettacolo che si presentò ai nostri occhi , era da favola. 

Tante casse di legno ci aspettavano. 

Con un ferro (il  noto "piede di porco")  trovato nei pressi, scardinammo un'asse di legno del coperchio. 

Apparvero palloni in cuoio , sgonfi, ma di formato ovale.

Il mio primo meravigliato commento, fu quello di pensare quanto potevano essere stupidi gli americani che giocavano con un pallone "storto". 

Lo sport del "rugby" era per tutti noi cosa sconosciuta.

Decidemmo di passare ad altra cassa.

Stessa procedura: ma questa volta dentro c'erano scatole di cartone contenenti stuzzicadenti. 

Allora, facendomi sentire dagli altri ragazzi ed in buon dialetto bolognese dissi che se noi (italiani) avevamo fatto la guerra contro della gente che portava dall'altra parte dell'oceano, per i propri soldati, delle casse di palloni e di stuzzicadenti, noi la guerra l'avevamo già persa prima di iniziarla.

Il vedere che su ogni jeep Willys che passava, c'erano solo tre soldati nord-americani ed il sapere che gli scarponi dei nostri soldati in Grecia erano "inchiodati" con una doppia fila di stecchini di legno, era per me una grossa umiliazione.

Comunque, nostro malgrado, dovemmo abbandonare l'impresa e ritornare a Gaggio non solo a bocca asciutta, ma anche con la pancia vuota !

Ricordo che molto tempo addietro, un soldato del Regio Esercito Italiano un giorno mi raccontò che aveva avuto in dotazione per il fucile, un solo caricatore con sei cartucce, ma quando avrebbe dovuto sparare anche un solo colpo, non in zona di combattimento, era suo obbligo compilare una giustificazione scritta. 

Ma,secondo Benito, avevamo otto milioni di baionette!!!

Ed eravamo andati a spaccare le reni alla Grecia !!!