Giancarlo Macciantelli©2013
Gaggio Montano, 29 Settembre 2005
Dall’omelia del Canonico Don Gaetano Tanaglia, in occasione della Santa Messa in suffragio della famiglia Lodi, della parrocchia Salesiana del Sacro Cuore di Bologna e dei 65 abitanti di Gaggio, entrambi uccisi il 29/9/1944 nella zona di Ronchidos.
“Sono ben lieto (io, fra i più anziani parroci della Diocesi), di poter concelebrare con il Sacerdote novello Don Federico Badiali, il più giovane Sacerdote della Diocesi, che ha celebrato la sua Prima Messa dieci giorni fa, nella Chiesa di Santa Maria Goretti in Bologna ove fu parrocchiano e collaboratore di Don Mario Lodi, lo zio di Don Pino!
Concelebrano con me anche Don Giacomo Stagni e Don Attilio Vancini.
Ci ritroviamo qui a Gaggio, puntuali all’appuntamento annuale con Don Pino, con il fratello Vincenzo, la loro mamma Dina, il babbo Pietro e le tante altre vittime innocenti della rappresaglia di Ronchidos, per celebrare l’anniversario del loro “Dies Natalis” al cielo.
Proprio quest’anno, se ancora in vita, Don Pino avrebbe celebrato con me un diverso anniversario : il sessantesimo anno di prima Santa Messa!
Ma Cristo lo volle unire a sé, direttamente al Suo Sacrificio cruento…… e noi siamo qui per ricordarne la memoria e per pregare; “pregare all’anima sua l’eterno riposo” dice l’apposita agendina affissa.
Ma io vi dico la verità: in questo momento ho la sensazione di essere io, di essere noi, ad aver bisogno delle sue preghiere, più vicino com’è al buon Dio !
Sì: preghiamo per lui, perché lui possa pregare per noi, come tutti i nostri cari Defunti.
Nel dogma della “Comunione dei Santi” la Fede ci insegna che i nostri morti, in Cristo, continuano a fare parte nello scambio di preghiere delle loro famiglie, delle loro comunità, e restano nostri…….comparrocchiani.
Sempre ci conforta la Sacra Scrittura : “ Le anime dei giusti sono nella mani di Dio…. La loro dipartita da noi (… ed in quale tragico modo ! ) fu ritenuta una rovina, ma essi sono nella pace ! ”.
E noi cristiani troppo poco ci ricordiamo di tanti martiri di casa nostra, di fronte a troppi che oggi vanno esaltando….”eroi” creati così a buon mercato, in tutti i campi!
Veniva dall’Azione Cattolica… di allora , il nostro Don Pino.
Raggiunta la maturità classica, decise di entrare in seminario, il “Regionale” di Bologna, per dare inizio agli studi teologici e farsi prete.
E venne assegnato proprio alla mia “camerata” in prima teologia. Vi assicuro che in quel torbido periodo di guerra portò in Seminario una provvidenziale boccata di aria fresca e nuova, che aiutò la nostra formazione!
Era un bel ragazzo Don Pino, allegro, gioviale, sempre sorridente e comprensivo, di facile e felice battuta, molto socievole.
Celava sull’essere, lui nipote , più anziano dello zio! Don Mario), aperto al dialogo, estremamente umile.
Noi vecchi (come seminaristi) cominciavamo a pregustare, tramite questa vocazione “adulta” venuta dal mondo esterno, i nostri ottimistici sogni di apostolato,…..a prendere le misure!
Lui, dotato a nostro parere, di un po’ più di esperienza, faceva toccare la pratica!
Alla distanza riconoscemmo in lui un bel dono di Dio.
La mamma, il babbo, il dinamico fratello Vincenzo – universitario – quando dalla loro parrocchia di Bologna (il Santuario Salesiano del Sacro Cuore) venivano a trovare Don Pino in Seminario, volevano incontrare anche noi (non mancavano dolci e caramelle).
Sinceramente avemmo tanto da imparare da questo giovane “acquisto”, che con la sua scelta stava rafforzando anche la nostra vocazione.
E conosceva bene, Don Pino, nella sua scelta quanto preavvisato dall’Apostolo Paolo: “ Dio ha messo noi all’ultimo posto : come condannati a morte “ (…. un presentimento ?….)
A Gerusalemme, a Roma , a Ronchidos, poco importa!
Noi stolti, deboli, disprezzati a causa del Cristo; insultati benediciamo – perseguitati sopportiamo – calunniati confortiamo – come spazzatura del mondo”.
Questa la libera scelta di Don Pino, che confermò quella di tutti noi.
In terza teologia, il 25 marzo 1944, tutti assieme ricevemmo a San Marino di Bentivoglio (in una chiesa di campagna a causa dei bombardamenti aerei) quello che allora era ritenuto il primo degli “Ordini Maggiori”, il Suddiaconato (oggi fuso con lo stesso Diaconato) che fin d’allora imponeva sacri doveri, tra cui la recita quotidiana del Breviario, il celibato, il titolo di “Don” , la dispensa pontificia per un eventuale ritiro, ecc…
Ma ahimè: il fronte di guerra stava avanzando, stava irrompendo nella nostra regione (Porretta, Granaglione, Gaggio saranno liberati entro l’anno 1944.
Sulla “linea gotica” il fronte si fermerà per svernare).
E ci fu lo “sparpagliamento” , chi di qua, chi di là, senza sapere quale fosse la direzione più sicura.
All’inizio dell’estate 1944 Don Pino con tutta la famiglia, si trovò sfollato quassù a Gaggio Montano e qui l’attendeva il suo tragico Calvario.
Catturato, assieme alla famiglia, con oltre una cinquantina di inermi civili, in una razzia di ostaggi per rappresaglia, ammassato con altri durante la notte in vari casolari, previde il suo Getsemani, pregando e confortando!
All’alba dovette salire, fra scherni ed urla e pianti, l’irta mulattiera che portava su a Ronchidos (in cima : il piccolo grazioso Santuario della Madonna degli Emigranti).
Dice la sopraccitata agendina : “Non l’abito sacerdotale placò l’avido ed ostile furore”.
Vi dirò di più: proprio a causa della sua veste sacerdotale che indossava, venne maggiormente dileggiato, alla guisa del Divin Crocifisso che addirittura venne “spogliato” delle sue vesti lungo la via della Croce.
E con lui, la mamma, il babbo , il fratello e tanti altri rastrellati civili.
Fra i comprensibili pianti, urla di disperazione, implorazioni o imprecazioni, emergeva la voce orante di Don Pino che pregava, incoraggiava, cercava di confortare…
Non era ancora Sacerdote, Don Pino, ma volle coraggiosamente esercitare il suo ministero diaconale (chiamiamolo pur così) che aveva ricevuto sei mesi prima nella Sacra Ordinazione dalle mani del Cardinale Arcivescovo G.B. Nasalli Rocca a San Marino di Bentivoglio.
E lassù, come sapete, in località Cason dell’Alta, non lontano dal Santuario, Don Pino venne trucidato assieme a tutta la sua famiglia e a decine e decine di innocenti, che tutti ricordiamo in questa Santa Eucaristia.
I loro corpi vennero dati alle fiamme !
Era il 29 Settembre, festa di San Michele, Patrono della Parrocchia di Gaggio. Nello stesso giorno analoga carneficina avveniva alla “Botte” di Salvaro.
Vittime innocenti di barbara rappresaglia, originata da “atti inconsulti” : così sta scritto nei registri parrocchiali di Gaggio; atti inutili, di falsi eroi, diciamolo pure con quella che Papa Giovanni Paolo chiamava “l’audacia della verità” , vittime per scontare nel sangue e nel fuoco un delitto che essi non conoscevano.
Chi lo conosceva, ed attuò, tacque (… e si nascose).
Pochi mesi dopo, nel mese di Marzo 1945, con un residuo gruppo di confratelli, ancora di qua dal fronte, fui ordinato sacerdote in una cripta-rifugio, al suono di sirene e allucinante rombo di bombardieri.
Dovevamo esserci tutti a questa mèta: invece ne mancavano tanti!
Mancava Don Pino, mancava un altro nostro compagno di camerata e di classe, il Diacono Don Mauro Fornasari, anch’esso trucidato nell’ottobre 1944 sulle rive del fiume Lavino, a Zola Predona, per odio contro la religione e contro il Papa. Mancavano altri colleghi di classe, dispersi chissà dove, o già sotto il fronte alleato.
Vennero ordinati poi nel dopo-guerra, fra essi S.E. Mons. Luigi Bettazzi, Vescovo Emerito di Ivrea.
E ben poco allora si poteva sapere di quanto era tragicamente avvenuto!
Oggi, Festa del vostro Patrono San Michele Arcangelo, quanto abbiamo letto al termine del brano evangelico “…vedrete i cieli aperti e gli Angeli salire e scendere…” è quanto vide quel giorno Don Pino ed i suoi.
E quanto amiamo noi vedere oggi, con l’occhio della Fede, fra questi Angeli la figura di Don Pino, perla del martirologio e del clero bolognese.
L’Arcangelo San Michele ancora ricacci all’inferno ogni forma di violenza, di terrorismo, di rappresaglia, ecc… che sono i frutti dell’odio che ancora si continua a spargere.
L’Università di Bologna, nel 1946 , concesse a Don Pino ed al fratello Vincenzo una LAUREA HONORIS CAUSA , alla memoria.
E la Comunità di Gaggio, a quanto so, sta per dedicare lodevolmente una via (questa, ove è ubicata la Chiesa parrocchiale) al coraggioso levita DON GIUSEPPE LODI, per continuare a sentirlo in mezzo a sé.
Nobile gesto che vale ancor di più di una “cittadinanza onoraria”.
Grazie, signor Sindaco!
Un nome, un “lucente candelabro”, una “testata d’angolo” che sarà per le future generazioni una grande testimonianza ed un divin monito:
“ Non abbiate paura di quelli che possono uccidere il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima”.
Lo afferma il Cristo stesso ! Il sangue dei martiri è sempre stato seme di cristiani !
E un messaggio di Fede ha lasciato a noi Don Pino : “ Per Te, Signore, siamo messi a morte, stimati come pecore da macello, ma noi siamo i Vincitori (non i vinti) per virtù di Colui che ci ha amati”.
Questi è Don Pino.
Ci consola San Girolamo : “Non piangiamo per averlo perduto, ma ringraziamo per averlo avuto”.
E dal cielo benedica e preghi per questa comunità, divenuta “sua”.
E dal Cielo preghi per lo zio ammalato, Don Mario, preghi per il novello Parroco, che sarà anche il suo Parroco – Don Angelo – che sta per prendere possesso di questa bella Parrocchia.
Un sentito ringraziamento, anche a nome di Don Attilio, di Don Giacomo e di Don Federico, a voi tutti ed a quanti hanno voluto e organizzato questa devota e doverosa Concelebrazione.”
Don Gaetano Tanaglia
Canonico della Chiesa Abbaziale di Santo Stefano ed Uniti - Labante
Nell'estate di vari anni addietro, in due domeniche successive, oltre cento persone di Gaggio con documenti validi, firmarono una petizione, da me redatta, diretta al Sindaco, in cui si chiedeva che la strada attorno alla Chiesa venisse intestata a Don Giuseppe Lodi.
E ciò si ottenne come richiesto.