Giancarlo Macciantelli©2013
23 Marzo 1943
Era l'anniversario di una grande ricorrenza fascista : la “fondazione dei fasci di combattimento” ovvero la nascita del partito fascista.
Era d'obbligo presentarsi a scuola, in divisa "nera". Io frequentavo la prima classe della Scuola Media G. Guinizelli e l'insegnante di lettere era la fanatica figlia di un tale De Rosa, che credo fosse un federale delle camice nere o un generale della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) definita "nera la divisa, nera l'anima". Ma quel giorno, assieme ad altri tre o quattro miei compagni di classe, entrammo in aula con i soliti abiti "civili" e cioè senza la divisa fascista. L'insegnante De Rosa ci urlò addosso, di tutto e di più. Ci minacciò. Scrisse sul quaderno di ognuno di noi "ribelli" quanto segue:
<< Bologna 23 marzo '43 Nel giudizio del II° trimestre, si terrà conto che il ragazzo non è venuto in divisa oggi.
L'insegnante De Rosa >>
La fanatica però, si dimenticò di indicare dopo la data, anche " XXII E.F. (che obbligatoriamente doveva significare : ventiduesimo anno dell'era fascista), tale manchevolezza sarebbe potuto costarle cara. Poiché sin da ragazzo non sono mai stato capace di starmene zitto e disposto a subire, fui l'unico a chiedere all'insegnate cosa significasse il ""SI TERRA' CONTO "" La risposta fu immediata: ci avrebbero tolto due voti da tutte le materie ! E da qui la mia avversione al regime subì un altro salto in avanti ! Una parte del foglio di quel quaderno - riportante quanto sopra descritto - è tuttora da me conservata. Tale "nota" doveva essere firmata dal padre del ragazzo. Ma mia mamma, che non era mai stata d'accordo con la dittatura del regime, non fece vedere la "nota" a mio babbo che, essendo un dipendente delle ferrovie dello stato, avrebbe a sua volta ricevuto una severa ammonizione. Mia mamma scrisse sotto la "nota" il cognome Macciantelli ed al posto del nome fece uno scarabocchio di difficile interpretazione. E così il tutto passò come firma di mio babbo. Mia mamma non mi fece mai indossare la divisa di "figlio della lupa" prima, e da "balilla" poi.
Nel mese successivo, dall' aeroporto di Decimomannu (Sardegna) cominciarono a partire i quadrimotori USA denominati fortezze volanti ed i bombardieri inglesi con destinazione Italia del nord. Gli allarmi aerei venivano suonati sia di giorno che di notte, per cui le scuole furono chiuse, il terzo trimestre non ci fu e chi poté fuggire, fuggì. Io mi ritrovai promosso automaticamente senza alcun merito, in seconda classe.
(Il primo bombardamento aereo su Bologna, fu effettuato il 16 luglio 1943. Alla fine della guerra, i morti a causa dei vari bombardamenti aerei su Bologna, furono 2.481 di cui 246 rimasti non identificati. Alcuni aerei erano i "Lancaster I" e gli “ Halifax MK I “ della RAF ; i “Consolidated B 24 Liberator “ e i “ Boeing B 17 ” Nord-Americani)
Con la mia famiglia, inizialmente, decidemmo di andare nella nostra vecchia casetta di Gaggio Montano, poi verso il 5 o 6 di ottobre fuggimmo in quella di Granaglione dopo esserci buscate a Gaggio le cannonate, prima quelle americane, poi quelle tedesche e la rappresaglia nazista, in totale cinque mesi di guerra e di paura. Pensai , ma che bella fortuna ! Ricordo che quando il regime pretese dai coniugi la consegna degli anelli nuziali d'oro, mia mamma mi disse che se i fascisti volevano il suo anello, dovevano tagliarle il dito. Quindi mio babbo dovette correre ad acquistare subito un sottile anellino d'oro, in quanto i ferrovieri erano attentamente controllati dalla milizia.